Un ritorno al passato che attraversa scenari economici tenebrosi ma diversi, sebbene il Brasile stia vivendo una profonda recessione. All’inizio degli anni ’90 l’inflazione aveva toccato picchi del 2500% annuo, il Cruzado, moneta nazionale aveva subito svalutazioni ben più forti di quelle che vive il Real oggi, e cosa che i brasiliani ricordano con orrore, il Presidente della Repubblica aveva fatto bloccare tutti i conti bancari e introdotto forti restrizioni al prelievo di denaro. Risultato? L’inflazione non diminuì e il popolo cominciò ad odiarlo profondamente. Era l’epoca delle privatizzazioni e delle de-statalizzazioni in Brasile e in altri paesi del Sud America, operazioni che non portarono i risultati sperati. Anche il sistema politico differiva da quello di oggi. Esistevano molti meno partiti, e sopratutto Collor aveva una base parlamentare ben più limitata di quella della Rousseff oggi.La società delle cosiddette “caras pintadas” era unita contro Collor, cosa che non avviene oggi e il dopo impeachment prometteva, con Itamar Franco, almeno una ritrovata stabilità politica; altro fatto sul quale non possiamo esporci positivamente visto le accuse che pendono sul vice della Dilma, Michel Temer.
In 23 anni, dunque, il parlamento brasiliano ha votato due volte per la messa in stato d’accusa del Presidente della repubblica, quasi un record per un paese che vuole definirsi democrazia occidentale. L’ex Presidente della Repubblica, il socialdemocratico Fernando Henrique Cardoso, in carica fino al 2003, ha rigettato la parola “immatura” per definire la 6° repubblica brasiliana, ma ha descritto il parlamento come “un’assemblea popolare e di basso profilo“, ribadendo però che non c’è un rischio di golpe e che il procedimento di impeachment ha seguito le normative costituzionali. LE SPINTE INTERNE ED ESTERNE AL CAMBIAMENTO POLITICO – Senza dover scomodare le teorie del complotto, questo impeachment sembra un gesto soprattutto politico, che segna il culmine e la conseguente caduta di una gestione governativa “sgangherata” che poneva le basi sui forti slanci economici della prima decade del 2000, slanci che non hanno però fatto cogliere ai governi a guida PT le opportunità per sviluppare altri settori industriali meno condizionati dai prezzi internazionali delle materie prime.Allo slancio, sostanzialmente, non ha fatto seguito lo sviluppo di un’economia strutturata e diversificata.
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