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Un gigante con poco cervello


Delusione. Questo é il sentimento che sto provando in questo momento. Dilma Rousseff ha vinto ancora una volta le elezioni e per altri quattro anni il PT governerà questo paese. Mi aspettavo un cambiamento radicale (ammesso che si possa definire “radicale” rimanere sempre in una posizione di sinistra), ma non è successo.

Per la verità era prevedibile quanto è successo. Ai brasiliani piace ricevere l’aiuto di qualcuno, e lo si vede nella vita di tutti i giorni. Quindi quando trovano un governante che promette sussidi economici di ogni forma e colore, non sanno dire di no, dimenticando così tutto quello che quel determinato partito o persona abbia commesso. Non per niente Dilma ha vinto specialmente nel Nord del paese, dove i beneficiari di tali sussidi sono in maggioranza.


Il “mensalão” e la corruzione in Brasile avrebbero dovuto dare una svolta decisiva a queste elezioni, ma i brasiliani sono così abituati a tutto questo che ormai non ci fanno più caso. La corruzione in Brasile è così sviluppata e radicata che fa parte della cultura brasiliana, come il samba o la caipirinha. È qualcosa di endemico, di generalizzato, quindi per loro qualunque partito dovesse governare il Brasile sempre ci saranno politici corrotti e scandali a non finire, quindi perché cambiare. Non lasciare la strada vecchia per quella nuova, sembra che sia il loro detto, perché sai quello che perdi ma non quello che trovi. E dopo dodici anni di PT di sicuro i brasiliani conoscono bene la “via vecchia”. Peccato che abbiano visto solo ciò che a loro interessava.


Di sicuro tirano un sospiro di sollievo Cuba, Argentina e Venezuela, maggiori partner commerciali del Brasile.

Quello che mi ha particolarmente colpito di questa campagna elettorale, aldilà del risultato finale, sono state le accusazioni e le bugie lanciate verso i vari avversari. Il PT in particolar modo, si è letteralmente divertito a lanciare falsità verso il suo avversario Aécio Neves. Una vera e propria tattica di paura e di terrorismo elettorale, prima contro Marina Silva durante il primo turno, poi contro Aécio nel secondo. E da come si vede il popolino ha creduto a tutto quello che Dilma & Co. affermava. O PT tem promovido uma das campanhas mais sujas da história. O objetivo é se manter no poder a qualquer preço”, há affermato Marina Silva, candidata del PSB. “Fui vítima dessa ação difamatória sem precedentes que agora praticam contra o candidato Aécio Neves.

Il bello é (si fa per dire) che tali accuse e diffamazioni molte volte cadevano nel ridicolo e nel personale. Per esempio Lula, in un comizio a favore di Dilma, accusò Aécio di guidare ubriaco e di rifiutarsi di fare il test alcolometro. In un altro comizio sempre Lula lesse una lettera di una presunta psicologa in cui si evidenziava come Aécio avesse disturbi mentali e che picchiava le donne. Hanno accusato Marina Siva di essere omofobica, tanto che la sua scota di sicurezza ha picchiato fino alla morte una persona gay che aveva tentato di approssimarsi a lei. Sempre Lula accusó il PSDB di essere come i nazisti: “Eles (Aécio e o PSDB) agridem a gente (nordestinos) como os nazistas na Segunda Guerra Mundial. São mais intolerantes que Herodes, que mandou matar Jesus Cristo... O governo do PSDB significa o genocídio da juventude negra”.

Per non parlare poi del fato che secondo il PT Aécio e/o Marina avrebbero eliminato la Bolsa Familia e alri sussidi con cui molti brasiliani vivono. È vero il detto che in amore e in guerra tutto vale, ma qui si esagera come sempre.

Strana però questa vittoria. Navigando per i vari social network si leggevano solo post e commenti contro Dilma. Sembrava che tutti votassero per Aécio. Peccato che non sia stato così.


Mi chiedo a cosa siano servite tutte le proteste e manifestazioni avute durante l’anno, cosa serviva fischiare e offendere la presidente Dilma durante la Coppa del Mondo. Sembra che i brasiliani pensino una cosa ma poi facciano un’altra. Ora il paese è in lutto per la vittoria di Dilma, ma conoscendo e vivendo in questo paese già da alcuni anni, ho imparato a non credere molto a quello che loro dicono o pensano. Non ha importanza se il Brasile si trovi diviso in due, e nemmeno il fatto che Dilma abbia vinto per pochi punti. I brasiliani hanno scelto il loro governante e il loro futuro. Peccato che, in qualche modo, anche io ne faccia parte.


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3 Commenti

  1. Franco,il PT vince comprandosi i voti della parte piu' arretrata del paese.I cosiddetti programmi di welfare ,non sono altro che voto di scambio.
    Peccato,speravo in un cambiamento (pur con tutti i limiti del caso),invece rimarremo in mano ad un gruppo di bolscevichi con l'unica finalita' di spolpare lo stato Non vedremo riforme importanti,che non convengono a chi gestisce il consenso sulla base dell'ignoranza. A meno che un impeachment...
    Stefano

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  2. Io non credo che con Aécio le cose potessero andare meglio. Gira e rigira sono tutti uguali. Peró queste elezioni erano un buon motivo per cambiare alcune cose, ma i brasiliani hanno preferito scegliere quello che a loro interessava e hanno perso cosí una grande oppurtunitá. Chiamatemi pure di razzista o prevenuto, ma la veritá é che al Nord, dove guarda caso vivono le persone che maggiormente usufruiscono dei sussidi economici, hanno stravotato per la Dilma. In ogni caso, Nord o Sud a parte, il risultato finale é sempre lo stesso: il popolo ha scelto quello che gli conveniva, senza curarsi di scandali e cagate fatte da questo governo. Non che a me cambi qualcosa. La mia situazione o la mia vita rimane uguale sia con PT che con il PSDB, peró che ancora una volta i brasiliani mi abbiamo deluso é vero. Vorrei dire "problemi loro", peccato peró che in questo paese ci viva anch'io.

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  3. In effetti , la sconfitta di Aecio Neves in Minas Gerais ci fa dubitare di tutta la propaganda fatta in campagna elettorale. Ma peggio di come stanno le cose e' difficile.In questo paese intravedi un enorme potenziale,vedi che la mancanza di un sistema scolastico minimamente efficiente ,penalizza molte persone di talento,ma alla fine ha prevalso,ancora una volta,il terrorismo psicologico favorendo un gruppo politico francamente nauseante.
    Stefano

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