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Lezioni di bon ton


L'Hotel Byron é un lussuoso hotel 5 stelle a Forte dei Marmi, in Versilia. Una notte costa dai 350 fino ai 1.000 euro ed é frequentato da molti facoltosi turisti, la maggior parte russi. Al proprietario, l'imprenditore Salvatore Madonna, venne l'idea di produrre un video, insieme alla top model Ljudmila Radcenko che, essendo russa, ben conosce pregi e difetti del proprio popolo, per adeguare usi e costumi dei ricchi e potenti russi in vacanza, spesso descritti come persone rozze, arroganti, non ringraziano e non sorridono, abbastanza lontane  dalle piu' elementari forme di galateo, insegnando a loro un poco di bon ton. 

Insieme propongono un originale decalogo ad uso e consumo di chi da Mosca arriva in Versilia per abitare in ville di lusso, frequentare boutique alla moda o costosi ristoranti. "Per favore sorridete di piu', se una pietanza o un servizio vi e' piaciuto, mostrate soddisfazione ringraziando e dicendolo, non solo lasciando laute mance", e' uno dei consigli.

"E' mortificante - spiega Madonna - per chi dedica tanto tempo alla preparazione dei piatti e alla loro presentazione pretendere che tutto sia servito contemporaneamente come richiesto da molti russi. Con un pesce bollito, non si puo' bere un Solaia e per favore stop al cappuccino dopo pranzo". "Per carita' non vogliamo insegnare niente a nessuno, ma solo dare dei consigli per consentire una migliore integrazione", aggiunge il manager.

L'idea di questo video puó anche essere valida e interessante, ma non capisco perché "limitarsi" solo contro i turisti russi e non come, per esempio, tedeschi, inglesi o americani. Pur avendo atteggiamenti che possono ad alcuni dare fastidio, non credo che i russi siano i peggiori turisti del mondo.



Le “sanzioni” sul cappuccino colpiscono i turisti russi

Infiamma i social network russi il video di un hotel italiano che dispensa consigli di bon ton su come comportarsi durante le visite in Italia: “Mai ordinare cappuccini prima di pranzo e lasciare mance troppo laute”

Mentre le cancellerie internazionali discutono se lanciare un nuovo giro di sanzioni contro la Russia, a Forte dei Marmi un hotel le ha già adottate, e anche pesanti: agli ospiti russi è stato proibito (o almeno caldamente sconsigliato) di ordinare cappuccini prima di pranzo. Non per protesta contro l’annessione della Crimea, ma per insegnare ai russi un po’ di bon ton e “avvicinare le due culture”. 

Il video del proprietario dell’Hotel Byron Salvatore Madonna che, in compagnia della modella Liudmila Radchenko, dispensa consigli ai turisti russi su come comportarsi ha fatto 120 mila clic in pochi giorni su YouTube e sta infiammando i social network russi insieme ai filmati sull’assalto all’ambasciata di Mosca a Kiev. Il momento non poteva essere scelto peggio: a Mosca trionfa il nazionalismo, l’ostilità verso l’Europa diventa politica ufficiale, le agenzie turistiche fanno pubblicità con slogan come “viaggiate prima che la frontiera venga chiusa”, e un albergatore italiano che sostanzialmente dice ai russi che sono cafoni invece di venire liquidato come una barzelletta diventa un caso politico. I commenti variano da un lapidario “italiano cretino” digitato con l’ausilio del traduttore di Google a manifesti ideologici del tipo “abbiamo sempre saputo che ci odiano, abbiamo fatto di tutto per piacergli, ma gli europei ci disprezzeranno sempre”, con la logica conclusione “d’ora in poi vacanze solo in Crimea”. 

Ai russi l’Hotel Byron chiede di sorridere, salutare, ringraziare, guardare il personale negli occhi e non lasciare laute mance (chissà se quest’ultima raccomandazione sarà gradita dai camerieri dell’albergo). Alle signore viene consigliato di non usare un abbigliamento firmato troppo succinto e tacchi alti in piscina, ai signori di non trangugiare bicchieri di vodka tutto d’un fiato. Ma, secondo il gestore dell’albergo, lo scontro di civiltà si manifesta soprattutto a tavola, e i russi non devono pretendere che tutti i piatti arrivino contemporaneamente (cosa che peraltro non fanno mai, probabilmente il signor Madonna li ha confusi con gli indiani o i cinesi) e di non ordinare un cappuccino prima di pranzo.  

Il razzismo nasce sempre da incomprensioni piccole, da puzze sconosciute dalla cucina del vicino, da intolleranze igieniche, da fobie sessuali sui costumi - immancabilmente dissoluti – dell’Altro, che poi diventano stereotipi che trasmigrano nelle vignette, nei film, nella politica. Gli italiani si offendono a venire raffigurati all’estero come mafiosi, o comunque personaggi chiassosi, inaffidabili, mangioni e cascamorto. I russi – soprattutto quelli di Mosca, abituati a una città che offre qualunque cosa a qualunque ora – elencano puntigliosi sui forum le pecche del turismo in Italia: difficoltà a comunicare in inglese, prezzi alti e conti approssimativi, la tendenza a risparmiare sull’aria condizionata e la carenza di Wi-Fi, strutture fatiscenti, igiene dubbia e servizio scarso. Sono scandalizzati dal topless nelle spiagge e spesso restano scettici sulla pasta, che nonostante ormai decenni di raffinata cucina italiana popolarissima in Russia, rimane nel loro codice cultural-gastronomico un contorno, il più povero, da mensa scolastica. E difendono il loro diritto a rimanere corrucciati, sostenendo che i “sorrisi degli europei sono falsi”. 

Nello scambio virtuale di rimproveri più o meno fondati poi intervengono gli ucraini che, sentendosi ormai europei, gongolano sui “maiali russi che non diventeranno mai educati” (senza rendersi conto che per un albergatore di Forte dei Marmi anche loro, e tutti gli altri cittadini ex sovietici, restano “russi”). E qui il già tormentato rapporto dei russi con l’Europa – intesa come entità geografica, politica e culturale – entra definitivamente in crisi. Perché nessun albergatore ha mai emesso un decalogo per i turisti tedeschi invitandoli ad abbassare i decibel, o proibito agli americani di mettere il ketchup nella pasta e ordinarsi il cappuccino a qualunque ora del giorno. Il russo invece, nonostante con i suoi petrolrubli abbia risollevato intere aree turistiche italiane, resta il “selvaggio” da educare. Che poi come lezione di “cultura” da un Paese come l’Italia arrivi proprio l’educazione al momento giusto per il cappuccino – che tra l’altro, come la pizza, è stato reso popolare nel mondo (e ha fatto guadagnare miliardi) da intraprendenti esponenti di altri popoli meno ossessionati dal rigore degli orari – è qualcosa che più che dimostrare la “maleducazione” dei russi fa riflettere sull’Italia. Che continua a inviare ai russi segnali contrastanti. Con un’opinione pubblica che in buona parte simpatizza non solo verso i russi, ma anche verso uno in particolare, Vladimir Putin, con una classe imprenditoriale e politica tra le più ostiche in Occidente a punire la Russia per l’annessione della Crimea, con un’università prestigiosa che concede l’onore del titolo professorale al ministro della Cultura noto per il suo nazionalismo e l’omofobia (oltre che per aver plagiato il suo dottorato). E che poi emette sanzioni sul cappuccino. Che a questo punto viene la tentazione di bere, impeccabilmente preparato, in un albergo di lusso a Sochi. 

Fonte: La Stampa

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