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Il Bombril della discordia

Il mese scorso si è svolto nella Capitale paulista la sfilata di moda primavera/estate del São Paulo Fashion Week. Durante i cinque giorni della manifestazione molti stilisti brasiliani hanno mostrato le loro collezioni. Uno di questi è Ronaldo Fraga. Fraga é uno stilista un po' eccentrico molto famoso in Brasile e, fra le sue caratteristiche "se destaca entre os estilistas brasileiros por criar uma moda e desfiles que valorizam a capacidade crítica e a cultura brasileira". Ora cosa è successo?

La settimana scorsa, sempre a São Paulo, un gruppo di modelle di colore hanno sfilato per protesta nell'Avenida Paulista proprio contro Ronaldo Fraga, accusato di razzismo. Il motivo di tale gesto è che nella sua ultima sfilata lo stilista di Minas Gerais ha adornato le capigliature delle modelle con del Bombril (la classica paglietta d'acciaio). Secondo Fraga l'idea era proprio di valorizzare i capelli crespi delle donne di colore da formare una specie di scultura, ma per alcune persone questa idea è una forma di razzismo perché tende a sottolineare alcuni aspetti fisici caratteristici delle persone di colore. 


Ora io mi chiedo: perché certe persone sono così stupide da vedere cose negative in tutte le cose?

Ronaldo Fraga ha sempre creato vestiti un po' particolari e le sue sfilate sono sempre state caratterizzate da motivi o particolari un poco eccentrici, quindi perché meravigliarsi e sentirsi offesi se ha usato della paglietta come parrucca? Forse un motivo potrebbe essere che in Brasile, paese con la seconda popolazione di colore al mondo, di modelle nere ce ne sono veramente poche, e di questo ne avevo già parlato in passato. Ma non posso fare a meno di pensare a questa protesta come una sorta di "coda di paglia" di molta gente. Benché se ne dica, il Brasile è un paese molto razzista, ma è una cosa che non bisogna dire, nessuno deve sapere. Meglio nascondere e tenere per sé queste idee che molti hanno o, meglio ancora, meglio dimostrare il contrario con manifestazioni anti-razziste, come per dire "Noi non siamo razzisti", quando poi invece dentro di loro pensano il contrario. Sinceramente io trovo questa forma di protesta inutile e esagerata, e considerando la scarsa attenzione avuta dai media sembra che non sia l'unico a pensarla così  Sul fatto poi delle poche modelle di colore, penso che sia una questione di mercato e non di razzismo, e anche perché la tipica donna brasiliana, con un corpo così formoso e ricco di curve, poco si adatta allo stereotipo delle modelle classiche che vediamo nelle passerelle o nei giornali di moda.

Ecco alcune creazioni di Ronaldo Fraga:





Modelos desfilam na Av. Paulista em protesto contra Ronaldo Fraga

Na semana passada, estilista usou palha de aço na cabeça de modelos. Nesta segunda (25), agência colocou o material na roupa das mulheres (fonte: Globo)


Cabelo 'bombril' em desfile de Ronaldo Fraga divide opiniões

'Uma forma de subverter um preconceito', disse o maquiador Marcos Costa. Estilista mineiro é conhecido por polemizar nas passarelas. (fonte: Globo)


Brasile, modelle in piazza
“Gli stilisti sono razzisti”


I talent scout cercano solo ragazze bianche come la Bundchen
E le giovani di colore devono andare all’estero per poter sfilare
LORENZO SIMONCELLI
SAN PAOLO
Hanno manifestato nella centralissima Avenida Paulista, sfilando come in passerella, ma al posto dei vestiti firmati avevano fantasiose costruzioni di matasse di filo d’acciaio. Così le modelle di colore brasiliane hanno voluto protestare contro lo stilista Ronaldo Fraga, accusato di razzismo, dopo la settimana della moda che si tiene a San Paolo.  

Fraga è finito nel mirino delle critiche delle modelle per aver fatto indossare alle sue indossatrici, la quasi totalità bianche, un panno di filo d’acciaio come parrucca. L’acconciatura, realizzata dall’hairstylist Marcos Costa, voleva essere «un omaggio al calcio di strada brasiliano e alla cultura nera», si è difeso lo stilista. Molti anni fa, infatti, quando televisioni Hd e plasma non si sapeva ancora cosa fossero, in Brasile era abitudine mettere dei batuffoli di filo d’acciaio sull’antenna per potenziare la ricezione del segnale della tv. Un rituale molto comune, soprattutto durante le partite della nazionale di calcio verde-oro.  
Marcos Costa, l’autore delle acconciature, via Facebook, si è difeso affermando che «il look era un modo per esaltare la bellezza dei capelli crespi dei neri, eliminando così un preconcetto della moda brasiliana».  

La scelta dello stilista ha però sollevato nuovamente il dibattito sul razzismo nella moda brasiliana. Quattro anni fa, sempre al termine della San Paolo Fashion Week, alcune associazioni che si battono per la difesa dell’identità afro-brasiliana si lamentarono dell’esiguo numero di modelle nere in passerella. Su 344 indossatrici presenti, solo 8 erano non bianche. Così, per placare le polemiche, il Ministero Pubblico di San Paolo e la Luminosidade, l’azienda che organizza le settimane della moda in Brasile, d’intesa con i grandi marchi, siglarono un’intesa per garantire che almeno il 10% delle modelle che sfilavano fossero di origine africana o indigena. Quella soglia, già molto esigua se si pensa che il Brasile ha la seconda popolazione di colore al mondo, non è mai stata rispettata. Oggi l’accordo non è più nemmeno in vigore e nella appena terminata San Paolo Fashion Week 2013, di modelle nere se ne sono viste davvero poche.Attivisti di Educafro, un’associazione che lotta per l’inclusione della popolazione nera ed indigena nella società brasiliana, spiegano come per le modelle di colore brasiliane sia più facile affermarsi all’estero che in patria.  

È il caso di Gracie Carvalho, una delle più apprezzate modelle non bianche brasiliane sulle passerelle di tutto il mondo, ma che in patria ha trovato non poche difficoltà. Oltre a Gracie Carvalho ed Emanuela de Paula, uno degli «angeli» brasiliani di Victoria’s Secret, scarseggiano nel panorama nazionale le modelle nere di successo.  
Mary del Priore, professoressa di storia del Brasile, spiega come «l’assenza di neri nella moda è più un’esigenza di classe, che una questione di bellezza». Secondo la studiosa, l’importazione del modello corporeo occidentale si scontra con la realtà brasiliana. «La donna brasiliana», spiega Mary del Priore, «Ã¨ curvilinea, cadeiruda (massiccia) ed è incompatibile con questo universo».  

Ma per capire meglio come funziona oggi il mercato del fashion in Brasile e se davvero esiste una discriminazione razziale, bisogna andare nella cattedrale della moda verde-oro, lo Stato di Rio Grande do Soul. Lì lavorano la maggior parte dei talent scout brasiliani, tra cui Alisson Chornak, allievo di Dilson Stein, lo scopritore della modella brasiliana per eccellenza, Giselle Bundchen. «Il Sud del Brasile è il luogo migliore per cercare nuovi talenti – dice Chornak – qui c’è una grande miscela di nazionalità, russi, tedeschi, italiani, ed è possibile trovare ragazze dai contrasti forti e con profili snelli, perfetti per la moda». Seguendo Alisson nel suo lavoro di scouting nelle cittadine di Santa Maria, Paraiso do Soul, Venancio Aires, è evidente come il profilo ricercato sia quello di giovanissime «Barbie». «Il consumatore finale di una grande marca di moda spesso non vuole la modella nera – spiega Chornak – non credo sia un problema di preconcetti, è una questione di domanda».  

La ricerca del prossimo talento non si ferma ai concorsi di bellezza locali, Alisson guarda le commesse dei negozi, va alle feste di paese e nelle scuole. È comune nelle cittadine di Rio Grande do Soul, che, durante gli intervalli delle lezioni, gli insegnanti lascino entrare talent scout come Alisson per selezionare giovani modelle. I docenti, infatti, sanno che se un giorno una di quelle giovani donne salirà su qualche passerella saranno la scuola e la cittadina intera a beneficiarne, in termini economici e di immagine.  

Ciò che lascia stupiti è che, secondo l’Osservatorio Afro Brasileiro, nel Rio Grande do Soul ci sono 631 mila donne nere, ma nessuna è mai stata selezionata come modella. A vent’anni dalla scoperta della top brasiliana per eccellenza, la bianchissima Giselle Bundchen, quasi nulla è cambiato nel panorama della moda brasiliana, che continua la sua ricerca della nuova star tra le bianche
Fonte: La Stampa





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