Il mio Instagram

header ads

Vive la liberté!

GOOGLE

Pubblicate le richieste delle autorità. In testa il Brasile. Poi gli Usa, 28 quelle italiane, tra cui 2 su video dedicati a Berlusconi



Più di mille. Tante sono le richieste arrivate negli ultime sei mesi del 2011 a Google dalle autorità governative di tutto il mondo per eliminare contenuti o video considerati offensivi. Nello specifico, in 461 casi la domanda è stata inoltrata da un tribunale, chiedendo la cancellazione di 6.989 voci, mentre 546 casi riguardano richieste informali, per esempio attraverso telefonate da parte di funzionari di polizia, su 4.925 elementi. In totale, Google ha soddisfatto il 54% delle pretese. Una pratica sempre più sistematica, che il gigante di Mountain View rende pubblica in un rapporto dal titolo Trasparency Report. «Speravamo fosse un'aberrazione. Ora sappiamo che non lo è», scrive nel post sul blog ufficiale di Google Dorot Chou, senior policy analist di Google. Ma non solo. Scrive ancora Chou: «A preoccupare non è tanto il numero di richieste rimasto pressoché invariato, quanti che il tentativo di ottenere censure a sfondo politico sia divenuta la regola, più che l'eccezione. Alcune di queste richieste provengono da paesi insospettabili, democrazie occidentali tipicamente non associate alla censura».

IL PASSAPORTO CANADESE - Tra le richieste più strane quella arrivata dall'ufficio immigrazione canadese che chiedeva di rimuovere un video in cui un cittadino gettava il passaporto nel water, ci urinava sopra e tirava lo sciacquone. Richiesta accontentata. Quanto all'Italia le domande (un totale di 28 per 96 contenuti) hanno riguardato principalmente video sull'ex premier Silvio Berlusconi: in uno (che non è stato rimosso) venivano prese di mira le sue abitudini sessuali, mentre in un altro (questo invece rimosso) si incitava al suo omicidio. Tra i paesi più attivi nell'ordinare "censure", il Brasile, con 128 domande per quattro siti legati alla campagna elettorale eliminati su richiesta delle corti, mentre in India – dove Google è a processo contro il governo proprio per la responsabilità del monitoraggio dei contenuti online – si è registrato un incremento delle richieste del 49 per cento. Come fa notare il rapporto         arrivano richieste anche da quattro paesi che non l'avevano mai fatto prima, e cioè Bolivia, Repubblica Ceca, Ucraina e Giordania. E in Thailandia il reato di lesa maestà ha costretto Google a impedire l'accesso a un centinaio di video all'interno del Paese.

USA CENSORI - Tra i censori più agguerriti, anche i democratici Stati Uniti, dove le richieste di rimozione sono aumentate addirittura del 103% rispetto al rapporto precedente: un incremento che non ha paragoni nel resto del mondo e che si concretizza nel tentativo di far sparire dal web, tra gli altri, 218 siti ritenuti diffamatori e 1.400 video su YouTube per diffamazione. Tra luglio e dicembre del 2011 le agenzie governative Usa hanno presentato 187 richieste di rimuovere contenuti. Inoltre, nella seconda metà dell'anno scorso il governo di Washington ha chiesto al motore di ricerca 6.321 volte di rendere noti dati di utenti. E Google ha ottemperato in meno di un caso su due.
Marta Serafini

FONTE: Corriere della Sera

Posta un commento

0 Commenti